A subire maggiori mutamenti fu il giardino posteriore che, con l’intento di abbellire e decorare lo spazio, venne decorato con colonne, capitelli, lesene, pilastri, balconate provenienti da palazzi distrutti dai bombardamenti della guerra o demoliti per far posto ad una città in continua trasformazione. Il progetto prevedeva la commistione di architetture in pietra con muri composti da soli alberi: il giardino avrebbe dovuto essere un insieme di scenografie, racchiuse da cipressi.
Come ulteriore decorazione dispose, tra le colonne, statue dal gusto antico. Tra queste spicca una statua recuperata dalla zona dei navigli: il Nemopuceno. La statua, originariamente, faceva da guardia al ponte sul naviglio all’angolo tra Corso di porta Romana e via Santa Sofia e, a seguito ai bombardamenti della città, finì nel letto del fiume. Riportata alla luce, venne portata a Villa Clerici e, in accordo con l’antica posizione e il suo significato iconografico, fu posta su una fontana, sul lato destro del giardino, sormontata da un ponticello.
Qui, tra gli alberi e le sculture degli artisti contemporanei, vennero creati due bellissimi teatri, costruiti rispettando gli impianti dei teatri antichi e ideati per restituire allo spazio la dignità e grandiosità di un tempo.